A volte per mettersi in viaggio bastano una serie di fortunati eventi

A volte per mettersi in viaggio bastano una serie di fortunati eventi

5 Settembre, 2022 1 Di Marcella Gaudina

Ultimamente le previsioni meteo si sono dimostrate sempre più affidabili. Tanto che sono in molti, a fronte di una segnalazione di tempo pessimo a cambiare, anche all’ultimo momento, programma o destinazione. Ahimè, col meteo io non ha mai avuto un gran buon rapporto. E anche oggi, nonostante io abbai impostato un widget ad hoc, in modo da restare sempre aggiornata sulle condizioni climatiche delle mie città del cuore (Milano dove lavoro e vivo con la mia famiglia “allargata”; Agliè Canavese dov’è sepolto il mio caro papà ed Albenga, la località di mare dove hanno vissuto i miei genitori fino a tre anni fa e dove vado ogni anno in vacanza), la mia consultazione giornaliera ha solo ed un unico intento, che esula dal disdire una weekend fuori porta o decidere come vestirsi per affrontare una giornata fuori casa: sapere cos’aspettarmi durante le mie uscite col cane (quando piove il mio Labrador marrone, come del resto tutti gli esemplari della sua razza, ama letteralmente buttarsi nelle pozzanghere e rotolarsi sull’erba zuppa d’erba e una volta a casa è tutto da asciugare); se la cappella di famiglia, dov’è sepolto il mio papà, è baciata dal sole (mio papà ha sempre amato la luce, forse perché ci vedeva poco, e trascorrere ore e ore sotto il sole, tanto da essere paragonato a una lucertola e della sua ultima dimora apprezzava l’esposizione) e se la mia casa al mare, che abito solo nei periodi estivi, necessiterà di una manutenzione extra o meno. Ho fatto eccezione solo sabato 3 settembre. L’occasione meritava, infatti, un controllo più accurato del tempo che avrebbe fatto. Mi spiego meglio.

È sempre stata una tradizione di famiglia andare a fare visita ai nostri cari defunti non il giorno di Ognissanti (1º novembre), ma l’ultimo weekend prima del cambio dell’ora da solare a legale. Quest’anno però, visto che il 3 settembre, giorno in cui due anni fa mio papà ci lasciava, cadeva proprio di sabato avevo una gran voglia di andare a trovarlo al cimitero senza aspettare quel fatidico fine settimana. E così ho fatto, ma solo dopo essermi accertata, in questa sequenza, che il cane stesse bene (giovedì e venerdì non lo era stato) e che le previsioni del tempo non fossero pessime come si preannunciavano. Una volta verificato che il cane non necessitava di uscite extra e che una tormenta non si sarebbe abbattuta su di noi, a confermarmi che il viaggio non era da rimandare c’erano altre importanti coincidenze.

Prima fra tutti il fatto che questo sarebbe stato il penultimo sabato senza scuola e che quindi Giulio poteva dormire al mattino e poi venire con noi senza dover rinunciare ad uscire, nel pomeriggio, con gli amici; che sulla via del ritorno avremmo avuto il tempo, dopo aver comprato come da tradizione torcetti e paste di meliga dalla Pasticceria Alfonsi, per fare anche una sosta alla Canottieri di Casale e svuotare così l’armadietto, fila L numero 17, del mio papà (sai papà quest’anno, con mio immenso dispiacere, abbiamo deciso di non rinnovare più la quota associativa di Giulio visto che, per sua stessa ammissione, non riesce neanche andare nella nostra piscina condominiale. Chissà se il tuo armadietto verrà assegnato a qualche altro socio, mi ricordo che raccontavi che prima che ti venisse dato in dotazione nessuno l’aveva voluto per via del numero, 17 per l’appunto, mentre tu avevi subito colto l’occasione per averne uno anche grazie al fatto di non essere superstizioso) e pranzare al ristorante della Cano (sai papà secondo Davide il livello della cucina è nettamente migliorato), come ai vecchi tempi. Così alla fine è stato. E sai papà che cosa abbiamo scoperto: la Canottieri, che tu tanto amavi e che era per te la tua seconda casa, non è più come te la ricordavi, ma neanche come la ricordavo io.

Il mio più grande rammarico è non aver fatto a tempo a portarti a Casale Monferrato per vederla un’ultima volta. Mi avevi espresso questo desiderio proprio il giorno del tuo ultimo compleanno (“Sai Marcella un giorno dovremmo andare a Casale, alla Canottieri per vedere com’è cambiata”, qualche giorno prima avevi letto su “Il Monferrato” un articolo che ne parlava) e io ti risposi che ti ci avrei portato ad agosto quando sarei stata in ferie, senza però sapere che di lì a pochi giorni saresti stato ricoverato in ospedale senza fare più ritorno a casa. Ebbene papà sono passati due anni e la Cano è ancora cambiata dall’ultima volta in cui ci sono stata con mamma (luglio 2020). Oltre ai nuovi campi da tennis, di cui conoscevamo già l’esistenza, è stato realizzato un nuovo campo da basket prima con due canestri poi con uno solo e la parte avanzata è stata trasformata in un campo da padel. Quello vecchio è stato così eliminato e ora il parco e l’area giochi per i bambini (tutti i giochi sono stati sostituiti, compresa la casetta dove si nascondeva Giulio, che ora non c’è più) è più grande. Anche l’accesso pedonale che dal parcheggio porta alla sede è mutato. La curva subito dopo la discesa, da cui si accede al parcheggio ora è più larga, una volta si faceva una fatica a far manovra.  Non ci sono neanche più i campi da bocce, eliminati perché pare che nessuno ci giocasse più. Pensa che a Parigi (sì, papà sono stata proprio a Parigi) ho scoperto che la pétanque (il gioco delle bocce appunto) è un passatempo amatissimo dai giovani. Anche la sede sociale ha subito delle modifiche. I divani in pelle nera dove eravamo soliti sederci, le domeniche pomeriggio d’inverno, dopo aver nuotato, non ci sono più. Al loro posto hanno messo dei tavoli con relative sedie.

Peccato solo che la mamma non sia venuta con noi, perché si è lasciata condizionare dalle previsioni del tempo trasmesse dal TG di venerdì sera, che davano pioggia al Nord. Del resto, papà tu sai com’è fatta la mamma, sempre rinunciataria e paurosa. Quando le abbiamo però detto che aveva fatto male a non unirsi a noi perché avevamo trascorso una bella giornata, se n’è pentita e ha detto: “La prossima volta non sentirò più le previsioni meteo”.

Anche perché a confermarmi che questa visita, che tanto desideravo e sentivo di dover fare per sentire il mio papà più vicino, anche se non c’è giorno che non lo pensi e non c’è un luogo che non me lo ricordi, anche se a Milano ha vissuto meno di un anno, è stato il numero del tavolo del ristorante assegnatosi: ovviamente il numero 3, che una volta notato ho interpretato come un segno di approvazione e di benestare da parte del mio papà dal cielo.

Papà dimenticavo. Sul menu del Ristorante della Canottieri non c’è più la tua foto, di quando da giovane andavi in canoa sul Po. Ahimè, in tempo di Covid-19, è stato sostituito da un QR Code.