Cocciuto

Cocciuto

4 Marzo, 2020 0 Di Marcella Gaudina

LOCATION: quella in Via Bergognone 24, la prima dei tre locali della catena inaugurati a Milano (uno si trova in via Procaccini mentre l’altro in zona Cordusio) rispecchia perfettamente il leitmotiv di Zona Tortona, uno dei quartieri della città diventato negli ultimi anni polo principale per quanto riguarda moda e design, tanto da essere paragonabile alla Soho londinese. L’arredo è semplice, ma al tempo stesso di un’eleganza urban chic, le sedute sono accoglienti mentre i tavoli, anche se tra loro poco distanziati, offrono la massima convivialità. Nonostante il Coronavisrus il locale era pieno come del resto lo è tutti i giorni dell’anno, settimana della moda compresa. Qui nelle ex fabbriche ormai in disuso, che rimangono comunque il tratto dominante di quest’area cittadina, hanno trovato infatti spazio gli show-room di brand di lusso come Fendi e Moncler nonché il Museo delle Culture “Mudec”, la Fondazione Pomodoro e l’Armani Silos.

MENU: la carta di Cocciuto è di extra large, di proporzioni esagerate come la sua pizza, ma anche molto “trasparente”. Per ogni pizza vengono, infatti, riportati dettagliatamente tutti gli ingredienti con relativa provenienza e denominazione. Tanti i presidi Slowfood. Qui, ad esempio, la più semplice delle pizze, ovvero la Marinara, è tutto meno che una semplice pizza. Tutto merito degli eccellenti prodotti usati nella sua preparazione: Pomodoro San Marzano D.O.P. Presidio Slow Food Gustarosso, origano selvatico di Montaglia, aglio di Nubia, olio extravergine di oliva Bio, basilico fresco. Non manca la carta delle birre e quella del piatto del giorno, che prevede una proposta vegana.

SERVIZIO: rapido, efficiente e cortese. Peccato solo per le prenotazioni a doppio turno. Col primo (20.00-21.30) si rischia di mangiare troppo presto mentre col secondo di cenare troppo tardi. Noi ci siamo aggiudicati il primo e abbiamo chiesto di poter restare, una volta arrivati al caffè, comunque al tavolo fino all’arrivo dei nuovi commensali. Ci è stato concesso. Peccato che gli altri siano stati puntuali.

IL VOTO DEL “CONFORT CREW”: 7 perché la pizza firmata Cocciuto non ci ha soddisfatto del tutto. Io, ad esempio, l’ho trovata immangiabile: un cornicione esageratamente alto contro un centro così sottile da non reggere il peso della farcitura. Giulio, invece, si è stufato di mangiarla già alla terza fetta mentre Davide l’ha trovata dai sapori un po’ forti.

Se un giorno dovessimo mai ritornarvi, difficile, visto che per trovare un tavolo, in tempo di non Coronavirus, bisogna prenotare almeno due settimane prima e il servizio è su doppio turno, che significa che ti assegnano il primo hai il tempo contato, ci accontenteremmo di mangiare solo il Gran Fritto: buonissimo e decisamente saziante. 16 euro veramente spesi bene!

Perché, altra nota dolente, anche il dolce ci ha lasciato l’amaro in bocca. Il Tiramisù classico, ad esempio, era tutto meno che tradizionale: i savoiardi il caffè non l’hanno neanche visto da lontano e come se non bastasse sapeva solo di mascarpone. Peccato per la Delizia al limone. Avremmo voluto assaggiarla, ma colpa CoV-2019 ne erano sprovvisti (sembra che il Sud non consegni più al Nord). Ottimi, invece, i Cocciutelli, ciambelline di pasta cresciuta. Solo scenica la Mousse di ricotta di pecora. Nel caso, vista la nostra esperienza, preferiate saltare il dessert, sappiate che lì vicino, in via Cola di Rienzo, 2,  c’è la Gelateria Rigoletto, che è stata niente meno che protagonista ad Expo Milano 2015, come gelateria ufficiale del Padiglione Italia.

PREZZO: il conto è decisamente alto. In sette, di cui uno un bambino di 5 anni, abbiamo pagato 188,00 euro. A non convincerci sono stati gli 8 euro per una semplice pasta in bianco e i 6 euro per il peggior Tiramisù che io abbia mai mangiato.