La mia Milano non è quella degli happy hours, ma delle anteprima stampa, come quella volta in cui Scamarcio e la Golino…

La mia Milano non è quella degli happy hours, ma delle anteprima stampa, come quella volta in cui Scamarcio e la Golino…

10 Luglio, 2020 0 Di Marcella Gaudina

Fino a quando ho esercitato a tempo pieno la professione di giornalista (professionista), Milano per me ha rappresentato la città delle conferenze stampa, delle anteprime cinematografiche, delle presentazioni di nuovi dischi, delle sfilate di moda, degli eventi, delle feste glamour e delle fiere a cui presenziare a ogni ora del giorno e della notte. Ed è proprio l’ultima intervista di Riccardo Scamarcio, rilasciata al Corriere.it, a riportarmi alla memoria questa Milano, che solo gli addetti ai lavori conoscono bene e forse, di questi tempi di Covid-19 ne hanno anche un po’ di nostalgia. Ma anche qualche trucco del mestiere. L’uscita di un film è infatti per noi della stampa l’occasione per ottenere interviste “facili”. Mi spiego meglio. Se un attore non si concede facilmente ai microfoni di un reporter, di sicuro in concomitanza di una sua pellicola da promuovere sarà più facile “acchiapparlo” e farlo parlare, ovviamente della sua ultima fatica cinematografica per poi, una volta rotto il ghiaccio e ottenuta la sua fiducia, scavare un po’ nella sua vita privata e magari portare a casa uno scoop. Mi ricordo ancora quella volta in cui intervistai, in una sala cinematografica in centro a Milano, proprio lui, Riccardo Scamarcio e lei, Valeria Golino. In quell’occasione, era il 2013, presentavano la pellicola Miele, diretta da lei, alla sua opera prima, prodotta da lui e con protagonista l’attrice-collega Jasmine Trinca.

Del film a cui noi giornalisti avevamo assistito a porte chiuse all’anteprima per la stampa, ricordo quasi nulla. Quello che ancora oggi mi porto dentro e che le foto che trovate a corredo del pezzo, che mi sono subito messa a cercare sicura di averle gelosamente conservate su qualche chiavetta USB, hanno contribuito a far riaffiorare alla memoria, era quanto Riccardo e Valeria erano BELLI e affiatati. In poche parole una coppia da sogno, ma che dico, da cinema.

Erano ovviamente ancora i temi in cui lui e lei erano legati sia sul set che nella vita privata (incontratesi alla Mostra del Cinema di Venezia, la loro love story secondo le cronache rosa è durata dal 2006 al 2018 e pur sembrando destinata a portare alle nozze è terminata all’improvviso e la coppia non ha mai svelato i motivi dell’addio, forse azzardiamo noi, ha pesato la differenza d’età: Riccardo è classe 1979 mentre Valeria è nata nel 1965).

Ora a diversi anni di distanza, in quest’intervista citata in apertura, rilasciata in concomitanza dell’uscita de “Gli infedeli” in programma il 15 luglio su Netflix, dove Scamarcio è attore, cosceneggiatore e coprodutore, che parla dei tradimenti degli uomini, lui stesso definendoli “un vero malcostume”, ricorda di quell’amore che fu con Valeria Golino.

E tra tutte le risposte che Scamarcio dà al giornalista Valerio Cappelli, quella che mi colpisce di più è quella alla domanda “Quando un amore finisce, per esempio con Valeria Golino…” a cui lui risponde che «Non finisce mai, il vero amore. Anche se non ci si vede più». Una risposta che mi lascia basita e mi offre spunti di riflessione perché piena in sé di contraddizioni: se è vero amore perché allora è finito e se il vero amore continua, anche dopo essersi lasciati, perché ci si è lasciati.

Di sicuro Valeria Golino, da donna, avrebbe saputo dare una risposta “vera”, motivando le vere ragioni per cui quell’amore che Scamarcio definisce così GRANDE poi così grande forse proprio non era, forse non è mai stato e forse non lo sarà mai più.